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DI FRANCESCO: "LA ROMA UN'OCCASIONE UNICA"

“Prima di iniziare le domande e di mettermi a vostra disposizione, vorrei ringraziare il presidente Pallotta, Umberto Gandini, Mauro Baldissoni e Monchi per questa opportunità - ha dichiarato il nuovo tecnico della Roma, Eusebio Di Francesco -. Per me è stata un’occasione unica e sono molto felice di raccoglierla. Con l’occasione ho il piacere di ringraziare tutti coloro che mi sono stati accanto al Sassuolo calcio, i magazzinieri, i tifosi, lo staff, i giocatori e tutti i dirigenti avuti in questi 5 anni. Un ringraziamento particolare al dottor Squinzi per fiducia, la stima e l’affetto in questi anni. Quella di Sassuolo è stata una pagina di sport indelebile nel mio cuore”.

Da osservatore esterno che idea si è fatto della Roma di questi anni?
“Secondo me è una squadra molto competitiva, ha giocatori molto interessanti e di profilo alto. Ha avuto davanti una squadra fortissima come la Juve. Ma la Roma ha dimostrato di essere una squadra al livello top”.

La Roma ha ritrovato il sostegno della Curva Sud solo alla fine, lei conosce benissimo quanto aiuto potrebbe trasmettervi il calore del pubblico:
“Avendolo vissuto in prima persona posso dirvi che è fondamentale. Sono convinto che è e sarà sempre il dodicesimo uomo in campo. Chi vive e veste questa maglia ha sensazioni uniche e credo che la curva sia capace di trasmettere quel qualcosa in più che tuti i calciatori hanno bisogno. E qui come allenatore voglio portare un grande senso di appartenenza a questa maglia”.

Negli scontri diretti in coppa la Roma forse non è stata all’altezza. Che idea si è fatto di questa contraddizione tra coppe e campionato?
“Credo sia necessario lavorare sodo per tutte le competizioni. L’ambiente chiede ciò e io sono pronto per cercare di migliorare sotto ogni punto di vista. L’anno scorso sono stati superati tanti record, è passato in secondo piano, ha portato un giocatore a fare più di 30 gol: vuol dire che è stato fatto un lavoro importante. Ma tutti insieme dobbiamo fare qualcosa in più per raggiungere qualche traguardo e io sono qui per questo”.

Cosa potrebbe portare uno stadio di proprietà alla Roma?
“Un valore positivo all’ennesima potenza, permetterebbe di avere i tifosi più accanto. Lo stadio di proprietà è il futuro per il calcio italiano e per poter restare nei top club europei. Credo che tuti quanti noi saremo orgogliosi e sono convinto che ce lo avremo: mi auguro di essere qui a festeggiare questo stadio”.

Tra i suoi obiettivi c’è quello di lavorare con Totti? Lo ha sentito?
“Sì, la Società ha parlato con Totti per quello che sarà il suo futuro da dirigente. È ovvio che a breve Francesco dovrà dare una risposta, è ovvio che io ho legame con lui molto particolare, è ovvio che mi farebbe piacere continuare con lui nel ruolo che avrà deciso assieme alla società, anche se in un’altra veste”.

Negli ultimi nove anni la Roma ha cambiato otto allenatori, ha l’impressione di essere arrivato in una Società che ha troppa fretta?
“Io penso che nel calcio ci sia sempre fretta, ne sono consapevole. Qui c’è solo il desiderio di far bene e concentrami sul campo e sul lavoro. Penso sia determinante, sono convinto di poter trasmettere i valori di questo ambiente che un po’ conosco, anche se magari è cambiato. Ma io voglio trasmettere entusiasmo, che deriva dai nostri comportamenti, dal modo di porci, dal modo di essere vicini alla gente. Dobbiamo essere sinceri, facendo risultati che sono alla a base del calcio e magari anche facendo divertire”.

È possibile che in questo ambiente sia difficile lavorare? Quali sono le cause?
“Tanti problemi non me li sto ponendo. La cosa più importante è tanta compattezza, lavorare insieme per un obiettivo comune. Sono consapevole che ci saranno momenti difficili e facili. Speriamo che il percorso sia più discesa che in salita. Magari sarà anche un ambiente un po’ difficile, ma sono sereno nell’affrontare questa bellissima avventura”.

È stato tirato in ballo nell’acquisto di Hector Moreno? Lei concorda tutti gli acquisti oppure accetta quello che le propone la Società?
“Mi ha chiesto se sono aziendalista o meno? La scelta di Hector Moreno è stata condivisa con il Direttore, io lavoro con questa società per migliorarla e con il Direttore per farla crescere. Le mie fortune sono le fortune della Società, non siamo entità separate, noi lavoriamo qui per il bene della Roma. Insieme cercheremo di mettere su una squadra”.

Lei è un allenatore che pensa a solo a un tipo di calcio? È dogmatico o si adatta a realtà diverse per obiettivi diversi?
“Ovviamente cambia allenare una quadra di provincia con una grande squadra, l‘aspetto tattico si può modificare. Come atteggiamento, anche se ho allenato un squadra piccola come il Sassuolo non sono mai stato remissivo con nessun avversario. Allenando una squadra con certe responsabilità non cambieremo, saremo propositivi e cercheremo di fare la partita. Dipende sempre da chi si gioca e con chi si gioca, non è solo verticalità il mio modo di giocare, dipende dalle gare. Il mio calcio è 4-3-3 ma poi ci si adatta con 4-24-, 4-2-3-1 a seconda delle caratteristiche delle squadre contro cui si scende in campo”.

Quale obiettivo ti renderebbe contento a fine stagione?
“Non voglio fare proclami, dobbiamo avere profilo basso nell’atteggiamento e tanta umiltà nel lavoro. Da questo possiamo arrivare a ottenere grandi risultati. Io conosco la speranza della gente e di tutti noi. Viviamo di concretezza e di speranza. Partiamo da questo. Spesso di dice entusiasmo tanto per dire, ma quando si va al campo e si vede l’atmosfera giusta, un coinvolgimento in generale, si è già fatto un passo avanti. Sarà così che ci toglieremo tante soddisfazioni”.

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(Foto AS Roma)

www.asroma.com



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